Lettera integrale del prof. Antonio Greco
Un drappo bianco, qualche riga di buoni propositi e una delibera senza spina dorsale. A Veglie la Giunta comunale ha scelto la via più comoda: quella del silenzio travestito da neutralità. Mentre in Italia si esponevano simbolici “sudari” bianchi per ricordare i 60.000 palestinesi uccisi a Gaza, l’amministrazione De Bartolomeo è rimasta a guardare. Poi, venti giorni dopo, ha approvato una delibera tardiva, depotenziata, senz’anima: un lenzuolo bianco per “tutte le vittime di tutte le guerre“.
Una scelta che è tutto tranne che neutrale.
L’iniziativa nazionale “Il sudario”, lanciata da Tomaso Montanari (rettore dell’Università per stranieri di Siena) e Paola Caridi (giornalista ed esperta di scenari di guerra), aveva obiettivi chiari: denunciare il genocidio in corso a Gaza, chiedere lo stop alla vendita di armi italiane a Israele, mobilitare l’opinione pubblica. A Veglie, invece, si è scelto di annacquare tutto. Nessun riferimento a Gaza, nessun riconoscimento dell’iniziativa. Solo un gesto simbolico svuotato del suo significato.
Non è solo omissione: è censura. È paura di disturbare.
Eppure, non serve essere “esperti di geopolitica” per sapere che in certe situazioni tacere è già una scelta politica. Le carte che la delibera stessa cita – la Costituzione, la Carta delle Nazioni Unite, la Dichiarazione dei Diritti Umani – parlano chiaro: i diritti non sono facoltativi, la solidarietà internazionale è un dovere, in un momento in cui si ha il bisogno di resistere allo spettacolo di una storia che in questi giorni sembra il racconto di un ubriaco. Ma serviva coraggio, e il coraggio non abita più a Palazzo di Città.
Un’amministrazione senza visione
Dopo più di due anni di mandato, quasi ormai al giro di boa, la giunta De Bartolomeo mostra tutti i segni dell’affanno: assenza di visione, paura di esporsi, incapacità di scelte simboliche forti. E dire che certe scelte – come intitolare una strada, esporre un drappo, prendere posizione sulla strage di un popolo – non costano nulla. Ma distinguono chi ha un’idea alta del ruolo pubblico da chi si limita alla gestione ordinaria.
Marciapiedi e aiuole sì, diritti umani no?
Va bene pensare alle buche e ai rifiuti. Va bene organizzare feste e festicciole. Va bene curare alcuni servizi. Ma la politica non può finire lì. Oggi i cittadini chiedono molto di più: chiedono che chi li rappresenta abbia coerenza, valori, visione. Chiedono che si parli delle nuove povertà – culturale, digitale, energetica, sanitaria, lavorativa – che stanno devastando il tessuto sociale. E qui l’assenza dell’amministrazione è ancora più evidente.
Il sindaco è la prima autorità sanitaria, ma sul fronte della salute pubblica tace. Le comunità energetiche rinnovabili (CER) potrebbero abbattere le bollette e creare solidarietà locale, ma non se ne parla. La cultura è l’unico investimento che dà frutti certi per il futuro, ma viene trattata come marginale. Gruppi e associazioni locali esprimono alcune iniziative culturali interessanti, ma manca il filo unitario che le collega e le indirizza.
Una classe dirigente improvvisata
Il Consiglio comunale? Nato da due liste improvvisate in extremis, raccoglie volti noti da decenni e facce nuove dirette e manovrate dai soliti “incappucciati”. Nessuna autorevolezza, solo giochi di potere e ambizioni personali: “togliti tu che mi metto io”. La Sindaca, forte del proprio ruolo, preferisce alzare la voce con tono minaccioso (vedi cfr. verbale del punto 7 dell’o.d.g. del CC del 28 aprile 2025) piuttosto che guidare con autorevolezza. Segue, poi, la responsabilità di quel che è rimasto dei partiti locali, ridotti a comitati elettorali. La vicenda di un partito che ha tentato di rinnovarsi è emblematica: il primo obiettivo programmato è stato l’impegno a piazzare un vegliese al consiglio regionale o al Parlamento!
E i cittadini? Anche loro hanno responsabilità.
Ma questo è un altro discorso, che merita un approfondimento a parte. Qui resta da dire solo una cosa: l’idea che “tanto non cambia nulla” è il primo alleato della mediocrità. Invece qualcosa può cambiare. Se si ricomincia da aggregazioni civiche serie, da percorsi formativi, dalla apertura di processi innovativi in molti settori della vita cittadina, da una nuova educazione alla politica e al servizio pubblico. Cosa che un tempo facevano i partiti, oggi quasi del tutto assenti.
Veglie ha un’anima. Ha un “genus loci” che esiste, pulsa, aspetta di emergere. Ma ha bisogno di chi abbia il coraggio di ridarle voce. E dignità.
19 giugno 2025
Antonio Greco
Di seguito gli allegati inviati dal prof. Greco menzionati nella lettera:
>>>VERBALE PUNTO N. 7 CONSIGLIO COMUNALE 28 APRILE 2025*
(* con parti riguardanti l’argomento evidenziate dal prof. Greco)
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