Antonio Greco: «Veglie e la crisi della politica locale»

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Lettera del prof. Antonio Greco

VEGLIE – La chiusura dell’ufficio postale per 45 giorni è solo l’ultimo episodio che mette in luce una realtà più profonda e preoccupante: la crisi della politica locale a Veglie. Una crisi che va oltre un disservizio temporaneo. Veglie sta sprofondando, soprattutto politicamente.

La partecipazione che non c’è

Negli ultimi decenni, la partecipazione politica nel paese si è progressivamente svuotata. I partiti sono scomparsi dalla scena e le liste elettorali, un tempo espressione di appartenenze ideologiche, oggi si presentano con nomi generici, senza alcun riferimento politico. Da anni domina il civismo.

Basta guardare i dati ufficiali:

  • 1993: lista di sinistra (vincente) + DC + civica + MSI-DN
  • 1997: centrosinistra (vincente) + centrodestra
  • 2000: centrodestra (vincente) + centrosinistra
  • 2005: quattro liste civiche
  • Dal 2010 scompare la dizione “civica” e vengono indicate 5 liste con la sola denominazione scelta, senza riferimenti politici; la stessa denominazione compare per le 5 liste del 2015, per le 5 liste del 2020 e per le due liste del 2023.

Ma questi soggetti proponenti le due liste agli elettori nel 2023 sono tagliati fuori da ogni decisione fondamentale. Qualche esempio?

  • Chi ha deciso che la casa funeraria, attività commerciale, debba essere comunale?
  • Chi ha autorizzato una criticabile toponomastica, zeppa per di più di vizi amministrativi?
  • Chi ha valutato se la partecipazione ai bandi del PNRR o ad altri finanziamenti per le opere pubbliche è servita alla comunità o solo a mettere medaglie (finte) al petto degli amministratori?
  • E sul programma estivo “E-state in cultura”? Cultura non è intrattenimento. Nulla contro il divertimento, ma almeno diciamo le cose come stanno: sarebbe stato più onesto chiamarlo “E-state in intrattenimento”.  Inoltre: in un lungo programma estivo varato dall’ente locale, nessun accenno alla tragedia di Gaza, all’Ucraina, alle tante guerre in corso. È normale che un’amministrazione trovi solo nella supplenza pregevole di associazioni private l’unico modo per lanciare un segnale di solidarietà o riflessione? Se l’ente locale non si interessa del dolore lontano, sarà difficile farlo con quello vicino.

Il silenzio dei partiti

Esclusi gli strumentali interventi dei consiglieri di opposizione, finora nessuna valutazione pubblica da parte di tutti i partiti locali sui temi suindicati. Solo di recente, dopo mesi, il nuovo segretario del PD ha rotto il silenzio, con un primo comunicato: un sostegno alla sindaca per i 45 giorni senza servizio postale in un paese di quasi 14 mila abitanti. Non entro nelle polemiche sulle sue responsabilità.

Una sinistra che non riconosco

Non sono mai stato iscritto a un partito, ma mi definisco di sinistra. Di una sinistra legata all’articolo 3 (uguaglianza) e all’articolo 11 (pace e nonviolenza) della Costituzione. Quella che sceglie di agire con rigore morale, con competenze ed è capace di dialogare con culture politiche diverse ma senza trasformismi.

Faccio fatica a riconoscermi nella sinistra della sindaca De Bartolomeo (iscritta al PD, partito collocato a sinistra, e dal PD difesa). In due anni non ha provato né a dire né a fare qualcosa di sinistra o ad avviare processi reali di partecipazione. Per questo ad oggi, i sentimenti della “piazza”, quelli più diffusi, sono: disillusione e disimpegno.

Due visioni opposte: rassegnazione o cambiamento

C’è chi dice: “Il governo locale va male ovunque nel Sud”. Ma poi, contraddicendosi, aggiunge: “A Leverano no”. Dunque: se il cambiamento è possibile in un altrove vicino, perché non qui?

Veglie sta scivolando in un sonno profondo. Manca una visione, una strategia, una voglia di futuro. Gli amministratori non studiano, non riescono a guidare con obiettivi chiari la macchina burocratica. Le sedi dei partiti sono luoghi chiusi o aperti solo per giocare a carte o, peggio, sostituite da chat stizzose. Le alleanze elettorali si decidono poche ore prima della presentazione delle liste elettorali.

Servono luoghi di confronto, relazioni vere, partiti trasparenti e aperti.

Segnali di speranza (da non sprecare)

Eppure, qualcosa si muove. Sono presenti esperienze civiche: comitati, movimenti per l’ambiente, per la toponomastica, per la promozione della lettura, per la solidarietà, per la musica e l’arte, giornali online aperti. Realtà nate lontane dai partiti, ma vive. Il problema è che sono disperse, non organizzate, senza strumenti per incidere davvero.

Attenzione: non confondiamo “esperienze civiche” con “liste civiche”. Le seconde, troppo spesso, alimentano solo confusione.

Quindi il vero problema non è che la gente non partecipa. È che la politica non sa più offrire spazi credibili per farlo.

La sinistra deve tornare a essere comunità

La sinistra, che storicamente dava voce ai lavoratori e agli ultimi, dovrebbe sentire questa crisi come una sconfitta. Deve tornare a costruire comunità politiche, formare nuove generazioni, dialogare con le realtà civiche. E, soprattutto, praticare davvero la democrazia interna.

Chi pensa che “meglio questa amministrazione che il peggio di prima”, ha ragione solo in parte. Con questa logica, si va sempre più in basso. Veglie merita di più.

La domanda vera

Esiste a Veglie chi non accetta questa politica stanca e chiusa?

Le lamentele esistono: non sono solo quelle presenti in Consiglio. Sono le tante voci diffuse, per interessi non soddisfatti o per altro, che rimangono come rumore di fondo della vita politica locale, campo di vendemmia del potere dei “signori dei voti”, degli “incappucciati”, degli “immortali”, dei “sempre gli stessi” della politica locale.

Ma esiste a Veglie chi abbia una visione politica alternativa a quella vissuta in questi anni? Mi rifiuto di pensare che non ci sia. Sarà una minoranza. Sparpagliata. Ma c’è.

A questa minoranza l’invito a non arrendersi, a non desistere, a continuare a dire “io non ci sto”, “non a nome mio”, anche se ti ho votato/a. Ma farlo davvero, non dal balcone. Ora serve il coraggio di esserci e di passare dal balcone alla strada, dalla critica alla costruzione, dalle parole ai fatti.

A Veglie basterebbe una piccola minoranza (di giovani e non) consapevole e determinata, che rifiuti di accettare l’esistente e che insieme cerchi una strada praticabile per generare quel cambiamento politico di cui avvertiamo l’urgenza. Non per vincere elezioni, ma per aprire processi formativi, costruire squadre competenti, puntare su obiettivi chiari. Senza fretta, con il respiro dei tempi lunghi. Senza puntare tutto su un leader. Non un mese prima della presentazione delle liste.

Sono convinto che nel tessuto sociale del paese vi sia questa minoranza viva ma silenziosa, che potrebbe diventare nuova protagonista, anche politicamente. Sta alla comunità intera decidere se lasciarla ai margini o darle spazio.

Come scriveva Rousseau:

“Ogni progresso morale (e politico) è, in partenza, un’azione portata avanti da una minoranza. L’essenziale è avere ragione. La maggioranza è questione di data.”

25 luglio 2025

Antonio Greco

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