Soldato Rollo Libertario: Un dibattito online sugli eventi che ne hanno causato la morte

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Foto di Libertario Rollo: gentile concessione di Eupremio Rollo

Dibattito online tra Antonio De Benedittis, Generale Antonio Albanese e Raffaele Cucurachi

È di qualche giorno fa la pubblicazione su Veglie News dell’articolo  del dott. Fabio Coppola dal titolo “Veglie: I Monumenti della Resistenza: Libertario Rollo» nel quale si ricordava la vicenda dell’affondamento del piroscafo “Oria” il 12 febbraio 1944 nel quale perirono 4200 militari italiani tra cui 4 vegliesi: Mangia Angelo, Ruberti Oronzo, Zimmari Santo e, secondo alcuni documenti, anche Libertario Rollo.

A questo articolo è seguita la risposta di Antonio De Benedittis  con l’articolo dal titolo «Precisazioni sulla storia del soldato Rollo Libertario» con il quale il decesso di Rollo Libertario, in base al certificato della presidenza del consiglio dei ministri, viene spostato alla data sdell’8 settembre 1943 per eventi bellici in Rodi.

Successivamente alla pubblicazioine dei due interventi, sono giunte in redazione altre lettere di risposta sull’argomento che riportiamo di seguito in sequenza cronologica.

Lettera del Generale Antonio Albanese del 27 Maggio 2025:

Buonasera,
sono il Gen. Antonio Albanese. Dal 2014 al 2017 sono stato l’Addetto per la Difesa presso l’Ambasciata Italiana ad Atene ed ho molto approfondito la vicenda del piroscafo Oria.
Ho letto con attenzione la lettera del Sig. De Benedittis dalla quale si evince un certo scetticismo, quasi a voler mettere in dubbio la presenza a bordo del piroscafo Orla di Libertario Rollo.
Evidentemente il Sig De Benedittis disconosce che Libertario Rollo è inserito nel databank dei Caduti/Dispersi nella Seconda Guerra Mondiale, consultabile anche on line, a cura del Ministero della Difesa, ma sopratutto dell’esistenza della lista d’imbarco, sebbene redatta postuma (nel 1947) dall’ing. Antonio Macchi, presidente della Commissione per la tutela degli interessi italiani nel Dodecaneso.
All’ing. Macchi venne dato il compito di riesumare e rimpatriare le migliaia di salme di soldati italiani presenti nelle isole del Dodecaneso e cercare di ritrovare i tanti “dispersi”.
La commissione redasse quindi la presunta lista d’imbarco del piroscafo Oria, attraverso i registri dei frati francescani presenti sull’isola di Rodi.
Di questo elenco ne sono state rinvenute 2 copie: la prima presso la Croce Rossa Internazionale di Ginevra, la seconda presso l’ex Consolato di Rodi. Quest’ultima copia si trova adesso presso l’ufficio Storico dell’Esercito.
Da evidenziare che il documento originale sembra sia stato redatto da un frate francescano all’imbarco e che quindi nella ritrascrizione sia possibile siano stati commessi molti errori dattilografici. Questo è il motivo per il qual parecchi nomi risultino storpiati.
Purtroppo, quando le isole del Dodecaneso vennero consegnate alla Grecia , molta documentazione venne persa, anche a causa della vandalizzazione a cui furono soggette le proprietà italiane e della Chiesa Cattolica.
È uno dei motivi per i quali anche presso l’archivio centrale dello Stato o all’archivio Vaticano esista relativamente poca documentazione dei circa 20 anni di occupazione italiana.
In definitiva, interpolando la documentazione esistente con le testimonianze tramandate dai familiari è assolutamente credibile che Libertario Rollo fosse a bordo del piroscafo Oria la notte fra l’11 ed il 12 Febbraio 1944.
Con viva cordialità
Gen. BA (R) Antonio Albanese

Lettera di Antonio De Benedittis del 28 Maggio 2025:

Ho letto con attenzione il commento del Generale Antonio Albanese fatto al mio post e relativo alla tragica vicenda del soldato Libertario Rollo.
Dopo di che sento il dovere di intervenire nuovamente per riaffermare quanto già detto in precedenza se non altro per un doveroso rispetto all’autorevole Fonte ministeriale che ha dichiarato la morte del soldato Rollo avvenuta a Rodi in occasione degli eventi bellici verificatisi l’8 settembre 1943 e quindi l’11 febbraio successivo non poteva trovarsi a bordo del Piroscafo naufragato.
La circostanza che il Rollo non si trovava a bordo del Piroscafo “Oria” l’11-12 febbraio 1944 può essere rilevata dalla documentazione ufficiale esistente:
  1. Il 25 maggio 1947 il Comando del Distretto Militare di Lecce riconosce al Rollo lo status di “DISPERSO” sulla base dell’unico dato fornito dai genitori e cioè che “non ricevono comunicazioni del loro figlio sin dal settembre 1943”. Il conseguente verbale di irreperibilità non contiene altre utili notizie. (v. Foglio Matricolare).
    (In assenza di notizie certe sulla morte del soldato, lo status di “Disperso” era necessario alla famiglia per poter riscuotere il premio di assicurazione, pensione, ecc.).
  2. Lo stesso foglio matricolare riferisce che il Rollo: “ha partecipato dal 22-8-1942 all’8-9-1943 alle operazioni di guerra svoltesi nel Mediterraneo Egeo col 35° Rgt.. 18° Gruppo di C. D’ A., 2° Battaglione”. Dopo l’8 settembre non ci sono altre registrazioni.
  3. Sullo stesso foglio matricolare non c’è alcun riferimento di eventuale prigionia e deportazione (come invece si rileva dai fogli matricolari dei commilitoni Mangia, Ruberti e Zimmar , pure di Veglie, effettivamente fatti prigionieri e imbarcati sul Piroscafo “Oria” l’11 febbraio 1944).
  4. Tutte le notizie sopra riportate sono state nuovamente verificate ed approvate dal D.M. il 31 marzo 1950.
  5. Il 20 marzo 2000 la Commissione Interministeriale dopo aver completato l’istruttoria e acquisite nuove informazioni dichiara che il Rollo “deve ritenersi defunto l’8 settembre 1943 a Rodi per eventi bellici”. (Il relativo verbale è stato trasmesso alla Procura della Repubblica, al Sindaco di Veglie, al Ministero della Difesa, al Distretto Militare e alla famiglia del Rollo).
Quindi, accertato (dalla Commissione) che il Rollo è deceduto a Rodi in occasione degli eventi bellici dell’8 settembre 1943, è da escludere che lo stesso l’11 febbraio 1944 potesse trovarsi a bordo del Piroscafo “Oria”.
Ogni diversa interpretazione, a mio avviso, dovrebbe essere coerente con il verbale redatto dalla Commissione Interministeriale.
C’è da dire che dopo il naufragio del piroscafo diversi soggetti hanno cercato di compilare gli elenchi dei soldati che si trovavano a bordo ma è assai difficile verificare l’attendibilità visto che molto spesso gli elenchi non comprendono li stessi nominativi.
Cordialmente
Antonio De Benedittis

 Lettera di Raffaele Cucurachi del 29 Maggio 2025:

Caro Antonio, non sarebbe il caso che sia tu ad aggiornare le tue conoscenze?
Chiaramente la mia è una provocazione, lanciata solo con l’obiettivo di far chiarezza su un evento rimasto sopito, forse affossato, per oltre cinquanta lunghi anni.
Credo che parlare della storia del piroscafo Oria, come di molte altre navi piene di soldati italiani destinati ai campi di lavoro in Germania, in quanto decisero di non assoggettarsi ai tedeschi in seguito agli eventi dell’8 settembre, serva a tutti noi per riflettere sul sacrificio che questi giovanissimi hanno compiuto nel secondo conflitto mondiale.
Mi permetto di partire da una premessa, o meglio da un racconto, che possiamo annoverare tra le numerose testimonianze orali che mio suocero Ottavio, fratello del Libertario, era solito narrare durante tutta la sua vita, fino alla sua morte.
Rollo Libertario era figlio di Raffaele e Nicoletta Montinaro che da Caprarica si trasferirono, nella prima metà degli anni trenta, a Veglie presso masseria Simoni (da qui il soprannome Simunari). Avevano 11 figli di cui i tre maggiori furono chiamati alle armi nel secondo conflitto mondiale. Due fecero ritorno, il terzo fu, invano, atteso dalla madre, che sempre speranzosa del suo ritorno, lasciava un posto vuoto a tavola quando la famiglia si riuniva a desinare. Un giorno, un reduce di Salice Salentino, venuto a conoscenza di questa straziante attesa, si recò presso la masseria per comunicare all’affranta donna che il figlio tanto aspettato non sarebbe più tornato. Raccontò che lo aveva visto imbarcarsi su una nave a Rodi, la quale successivamente affondò con tutti passeggeri e a lui sarebbe toccata la stessa sorte se non avessero bloccato l’imbarco in quanto stracolma.
Fu così che i familiari tutti seppero che Libertario era perito in mare, non conoscevano l’evento, non conoscevano il posto, ma sapevano che era stato inghiottito dagli abissi marini.
Ritornando alle tue precisazioni, non so quali siano le tue fonti, né conosco i numerosi studiosi di cui parli che vogliono collocarlo a tutti i costi sul Piroscafo. Io so solo che esiste un elenco di imbarcati sull’Oria, sul quale è presente il nome di un certo “Rolla Libertazio”, nome che non risulta censito tra l’elenco dei c
.aduti del Ministero della Difesa come, al contrario, nel caso di Rollo Libertario; è molto probabile, dunque, che ci siano degli errori di trascrizione e l’assonanza e la testimonianza di cui sopra, fanno pensare che Libertario sia proprio stato su quella sfortunata nave.
Sono personalmente coinvolto in questa storia, non solo in quanto familiare e testimone indiretto dei racconti della famiglia, ma anche perché me ne occupo dal 2018 quando, in quanto allora Presidente della sezione locale ANRP, fui contattato da Antonio Albanese, un generale dell’aeronautica. Il generale aveva rinvenuto un elenco dattiloscritto riguardante l’imbarco di circa 4000 militari italiani su un piroscafo di nome Oria, proprio quello sul quale compare il nome di Rolla Libertazio. Fu lo stesso generale a spronarmi nel mantenere viva la memoria di questi soldati coinvolgendo anche le scuole.
In ogni caso non ho intenzione di aprire un dibattito su ciò che sia vero o falso, ma unire i nostri sforzi per mantenere viva la memoria di coloro che, pur nel pieno della loro giovinezza, con coraggio rifiutarono di aderire all’invito dei tedeschi di arruolarsi con loro o con i republichini. Il loro eroismo, la loro dignità, il loro valore, hanno contribuito alla nascita della nostra repubblica che, non dimentichiamolo mai, si basa sulla resistenza e sul sacrificio dell’esercito italiano.
Raffaele Cucurachi

Lettera di Antonio De Benedittis dell’1 Giugno 2025:

Ciao Raffaele,
ho appena letto il tuo commento alla vicenda dello sfortunato Libertario che da qualche giorno sta focalizzando l’attenzione dei lettori di Veglienews.
La prima cosa che mi sento di dire è che sacrificare la propria vita per un ideale, per amore della Patria, è il gesto più sublime che possa essere fatto; se poi il sacrificio compiuto dal soldato Libertario Rollo sia avvenuto l’8 settembre 1943 o l’11 febbraio 1944 non rileva più di tanto, onore al Caduto; certo questa discordanza sull’esatta data dell’evento non merita tutto il clamore che stiamo facendo.
Una delle cose più belle e interessanti contenute nel tuo scritto è quando scrivi che la madre, convinta che il figlio sarebbe ritornato, lasciava un posto vuoto a tavola quando la famiglia si riuniva a pranzo. Gesto bellissimo e struggente. Come si fa a dire a una madre che il proprio figlio è deceduto senza possibilità di farle vedere il corpo? Non si convincerà mai.
In merito poi ai commenti al mio intervento iniziale, ho l’impressione che si stia divagando un poco nel momento in cui mi viene attribuito scetticismo e dubbi sulla sorte del povero Libertario e questo per aver io affermato, sulla scorta di un verbale della Commissione Interministeriale, che il Rollo è deceduto a Rodi in occasione degli eventi bellici dell’8 settembre 1943 e che quindi l’11 febbraio 1944 non poteva trovarsi a bordo del Piroscafo “Oria” naufragato il giorno successivo mentre trasportava in Germania 4000 soldati italiani fatti prigionieri dai tedeschi.
Al di là del fatto che la discordanza di poco più di sei mesi tra le due date andrebbe chiarita, io mi domando quale importanza può avere discutere oggi sull’esatta data e luogo della dispersione o della morte: nessuna. Potrebbe avere una logica se si riuscisse a trovare il luogo della sepoltura, ma ormai a distanza di oltre 80 anni non credo sia più possibile.
Raffaele, non so se te lo ricordi, ma io nel 1996 (quando ancora lavoravamo insieme) pubblicai una ricerca “Omaggio alla Pace” dove elencavo tutti i soldati vegliesi caduti o dispersi nelle due grandi guerre. In quell’occasione, cioè nel 1996, scrissi che Libertario Rollo era scomparso l’11 febbraio 1944 unitamente agli altri tre soldati vegliesi Mangia, Ruberti e Zimmari nel naufragio del Piroscafo Oria.
Dopo la divulgazione del libro ci furono nel mio ufficio diversi contatti con Tunatucciu Rollo, via XXV Luglio, credo tuo zio, che non gli andava giù di considerare Libertario come “disperso” e voleva a tutti costi approfondire la vicenda al fine, molto remoto, di individuare il luogo di sepoltura e traslare a Veglie i resti mortali. Era una impresa ardua a dir poco impossibile, tuttavia, non so come, riuscì a prendere contatto con la Commissione Interministeriale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri la quale, dopo approfondita istruttoria, annullò il verbale di irreperibilità che era stato redatto in precedenza dal Comando del Distretto Militare di Lecce e dichiarò che: “Rollo Libertario deve intendersi perito in data 8 settembre 1943 per eventi bellici in Rodi e pertanto che lo stesso, in base alle circostanze emerse, deve intendersi defunto”. Il relativo verbale, in data 20 marzo 2000, è stato trasmesso alla Procura della Repubblica, al Ministero della Difesa, al Distretto Militare, alla famiglia Rollo e al Sindaco (del verbale diretto al Sindaco dispongo di una copia, fatta nel 2000, che ho già pubblicato).
Quindi alla mia pubblicazione, dove scrivevo che Libertario era a bordo del Piroscafo “Oria” naufragato l’11-12 febbraio 1944, si è contrapposto nell’anno 2000 il verbale della Commissione Ministeriale che fa risalire la morte all’8 settembre 1943 per eventi bellici. No comment.
Concludo dicendo che non essendo io in grado di commentare l’autorevole fonte che ha redatto questo verbale, mi limito a dire: “In merito alla morte del soldato Rollo Libertario esiste questo verbale redatto dalla Commissione ministeriale istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri”, punto e basta, ognuno tragga le proprie conclusioni, certo sarebbe stato interessante conoscere la documentazione ufficiale  che la Commissione  ha esaminata in sede istruttoria per poter giungere alla sua conclusione, sicuramente ne avremmo saputo di più.
Veglie 1  giugno 2025
Ti saluto.
Antonio De Benedittis

Lettera del Generale Antonio Albanese dell’1 Giugno 2025:

Riferendomi all’ultima risposta del Sig. De Benedittis, vorrei fare un’ultima precisazione.
Le fonti del Ministero della Difesa, circa i dispersi nell’Egeo e nelle isole Ionie, si riferivano alle informazioni raccolte negli anni immediatamente successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale in una situazione emergenziale.
Non avendone raccolta alcuna circa le migliaia di dispersi, genericamente non rimaneva altro da fare che definire la data dell’8 settembre come quella di “morte o dispersione”.
Dopo gli eventi dell’8 settembre 1943, i reparti dislocati oltremare, ormai sopraffatti e/o sbandati ebbero anche l’impossibilità di trascrivere gli eventi ed attività quotidiane nel cosiddetto “Diario Storico” che sarebbe stato l’unico documento atto a registrare anche i nomi degli eventuali caduti.
La data di dispersione ufficiale “8 settembre 1943” pertanto, nei documenti accomuna la stragrande maggioranza dei militari italiani dispersi e, aggiungo, non solo delle Divisioni Regina ed Acqui di stanza rispettivamente a Rodi e Corfù, ma anche della Pinerolo, nel nord della Grecia.
Sarebbe piuttosto da approfondire il motivo per il quale il documento redatto dalla Commissione per la tutela degli interessi italiani nel Dodecaneso, con la lista degli imbarcati sul piroscafo Oria, seppur redatto in almeno 5 copie nel 1947 e inoltrato dall’allora presidente della Commissione (Ing. Antonio Macchi) ad almeno 6 enti istituzionali, sia stato “smarrito” e rinvenuto solamente 60 anni dopo il tragico evento. Questo sarebbe un compito degli storici.
È chiaro dunque che se questo documento fosse stato processato ed archiviato correttamente da quelle che il sig De Benedittis chiama “autorevoli fonti ministeriali”, oggi non staremmo qui a disquisire di un fatto realmente avvenuto ma, chissà per quale motivo, posto nel dimenticatoio della storia.

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  1. Riferendomi all’ultima risposta del Sig. De Benedittis, vorrei fare un’ultima precisazione.
    Le fonti del Ministero della Difesa, circa i dispersi nell’Egeo e nelle isole Ionie, si riferivano alle informazioni raccolte negli anni immediatamente successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale in una situazione emergenziale. Non avendone raccolta alcuna circa le migliaia di dispersi, genericamente non rimaneva altro da fare che definire la data dell’8 settembre come quella di “morte o dispersione”. Dopo gli eventi dell’8 settembre 1943, i reparti dislocati oltremare, ormai sopraffatti e/o sbandati ebbero anche l’impossibilità di trascrivere gli eventi ed attività quotidiane nel cosiddetto “Diario Storico” che sarebbe stato l’unico documento atto a registrare anche i nomi degli eventuali caduti.
    La data di dispersione ufficiale “8 settembre 1943” pertanto, nei documenti accomuna la stragrande maggioranza dei militari italiani dispersi e, aggiungo, non solo delle Divisioni Regina ed Acqui di stanza rispettivamente a Rodi e Corfù, ma anche della Pinerolo, nel nord della Grecia.
    Sarebbe piuttosto da approfondire il motivo per il quale il documento redatto dalla Commissione per la tutela degli interessi italiani nel Dodecaneso, con la lista degli imbarcati sul piroscafo Oria, seppur redatto in almeno 5 copie nel 1947 e inoltrato dall’allora presidente della Commissione (Ing. Antonio Macchi) ad almeno 6 enti istituzionali, sia stato “smarrito” e rinvenuto solamente 60 anni dopo il tragico evento. Questo sarebbe un compito degli storici.
    È chiaro dunque che se questo documento fosse stato processato ed archiviato correttamente da quelle che il sig De Benedittis chiama “autorevoli fonti ministeriali”, oggi non staremmo qui a disquisire di un fatto realmente avvenuto ma, chissà per quale motivo, posto nel dimenticatoio della storia.

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