STEFANO CARRAFA: «DIARIO DI BORDO DA PRAGA A CRACOVIA ALLA SCOPERTA DEL “MONDO OCCULTATO” »

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“In viaggio contro la paura”:  Un viaggio alla scoperta dei “luoghi degli orrori”  organizzato dal Comune di Porto Cesareo e dalla Regione Puglia raccontato con un diario da Stefano Carrafa

Diario di bordo da Praga a Cracovia di Stefano Carrafa:

PORTO CESAREO – Anche quest’anno, una giovane delegazione cesarina ha partecipato al progetto, realizzato dalle associazioni “Treno della memoria” e “Tdf mediterranea”, in collaborazione con la Regione Puglia ed il Comune di Porto Cesareo, dal titolo “In viaggio contro la paura”. Nello specifico si è trattato di un viaggio alla scoperta dei “luoghi degli orrori” perpetrati durante il primo Novecento, dalla città fortezza di Terezin a Lidice, città rasa al suolo dall’esercito tedesco; dalla fabbrica di Schindler al quartiere ebraico di Cracovia ed infine i campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau.

Di seguito il diario di bordo: stati d’animo e nuove rivelazioni tra le vie della “triste storia dei campi di concentramento”.

Venerdì 17 gennaio: erano circa 6 della mattina quando io e le altre due ragazze di Porto Cesareo, Lucrezia Guagnano e Manila Cazzella abbiamo iniziato il nostro viaggio, assieme ad altri ragazzi salentini. Prima fermata I.I.S.S I. Alpi – E. Montali di Rutigliano (BA) dove abbiamo scoperto la nostra prima destinazione, Praga, ma andava bene qualsiasi città. Prima della partenza per le rispettive tappe ed effettuato il controllo dei documenti, ci siamo accomodati in aula per un piccolo briefing ed un saluto da parte dei presidenti delle associazioni. Ad attenderci circa 24 ore di viaggio, trascorse per altro velocemente.

Sabato 18 gennaio: arrivati a Praga, in tarda mattinata, ci siamo sistemati nelle stanze, doccia e via. Inizia verso le 14, con la nostra guida Matteo, il tour della città sulle orme della resistenza praghese. La serata si è svolta con una cena tutti insieme in un locale tra le vie del centro storico. Al termine della cena, e, dopo aver accompagnato le ragazze in ostello, sono andato a bere una birra in uno dei tanti pub presenti nella piazza della città vecchia di Praga.

Domenica 19: appuntamento con i nostri educatori, Stefano e Chiara, alle 7 fuori dall’ostello. Con poche ore di sonno, alle 8, siamo partiti alla volta della città fortezza di Terezin.

La nostra guida, Rosa, una simpatica signora di origini filippine, che ha vissuto per parecchi anni in Italia, ci ha accompagnato a visitare la città, chiamata anche piccola fortezza dove prima dell’arrivo dei nazisti vivevano più o meno 5.000 persone, poi usata dalla Gestapo come prigione. Dopo aver visitato il Ghetto Museum ed il museo della guerra a Terezin, ci siamo spostati a piedi verso la grande fortezza. Costruita nel 1780 con la supervisione dell’architetto italiano Clemente Pellegrini, all’epoca fu progettata con lo scopo di proteggere Praga dai possibili attacchi prussiani provenienti da nord ed usata poi dai nazisti come campo di concentramento.

Dopo una piccola pausa pranzo, offerta dall’associazione, ci siamo diretti a Lidice, dove abbiamo visitato il museo “Lidice memorial” che parla della storia di questo piccolo paesino e dei suoi abitanti che fu completamente distrutto nel giugno 1942 come rappresaglia da parte degli occupanti tedeschi, in seguito all’attentato delle forze partigiane ceche con supporto dell’intelligence inglese in cui era stato ucciso Reinhard Heydrich, governatore del protettorato di Boemia e Moravia. Infine, la parte più toccante, la visita alla statua di bronzo dedicata ai 99 bambini di Lidice. Posto che ti mette i brividi e ti suggestiona un bel po’, essendo posizionato in mezzo ad un prato infinito, dove una volta c’era il paesino.

Nel primo pomeriggio, ci siamo ritrovati tutti sui pullman con direzione Praga. Una volta arrivati in ostello, dopo una breve sosta per una doccia veloce, prima di andare a cena con gli altri ragazzi sono di nuovo uscito da solo. Mi fermo a comprare una rosa e mi dirigo verso Piazza San Venceslao. Cadeva il 50° anniversario della morte di Jan Palach, patriota cecoslovacco divenuto simbolo della resistenza antisovietica del paese. Ho depositato la rosa in mezzo a centinaia di candele e mazzi di fiori.

La serata è proseguita con i ragazzi, in un ristorante in centro con le specialità gastronomiche tipiche dell’est Europa ed un paio di birre.

Lunedì 20 gennaio: dopo una veloce colazione, intorno le 5, ci siamo sistemati sugli autobus in direzione Cracovia. Una volta arrivati, abbiamo provveduto alla sistemazione in ostello. Prima tappa, la visita teatralizzata della città di Cracovia con il gruppo teatrale “Improvvisart”. La sera, poi, dopo una breve sosta in ostello, abbiamo deciso di cenare tutti insieme in un ristorante nelle vicinanze del castello di Wawel.

Martedì 21 gennaio: a colazione ultimata, ci siamo diretti verso la fabbrica di Schindler. In attesa delle nostre guide, Chiara e Stefano hanno provveduto a suddividerci in due gruppi. Insieme alla nostra guida Anna abbiamo iniziato il tour. Il museo non è dedicato a Oskar Schindler ma, all’interno dell’ex fabbrica D.E.F. (Deutsche Emaillewaren-Fabrik), viene illustrata in modo dettagliato e con grande cura la storia di Cracovia durante l’occupazione nazista dal 1939 al 1945. Dopo ci siamo diretti a piedi, sempre con la nostra guida verso Kazimierz (quartiere storico di Cracovia, centro della comunità ebraica fino alla Seconda guerra mondiale).

Pomeriggio libero, dove ho deciso di fare un giro all’interno del centro commerciale “Galeria Krakowska”, con più di 200 negozi e con una buona zona ristorazione. In serata ci siamo poi diretti tutti verso l’Auditorium Maximum dove abbiamo visto il film “La rosa bianca”.

Mercoledì 22 gennaio: dopo un abbondante colazione, intorno alle 7.30 ci siamo diretti in pullman verso il campo di concentramento “Auschwitz-Birkenau”, dove abbiamo interamente dedicato la giornata alla sua visita.

La visita del campo di concentramento “Auschwitz -Birkenau” non può essere descritta, va vissuta una volta nella vita e ti resta dentro.

Qui, non ho potuto fare a meno di notare una cosa a mio avviso molto triste: lo spirito turistico con cui la gente va a visitare questi posti, entusiasti di fotografare i simboli di una tragedia. Per esempio, la scritta: “Arbeit Macht Frei”, che sovrasta la cancellata di ingresso di Auschwitz, veniva vista come l’insegna di un parco giochi o di una qualsiasi attrazione turistica.

Posti che stanno ormai diventando solo un “lurido affare di soldi”, di business e della “morte di ogni forma di rispetto”.

La sera dopo esser rientrati in ostello, siamo andati a cenare in un ristorante in piazza Rynek Główny, la più grande piazza medievale d’Europa. Per il post cena abbiamo deciso con le ragazze di starcene in ostello davanti ad un thè caldo visto che nevicava e non ci andava di passeggiare.

Giovedì 23 gennaio: ultimo giorno di permanenza a Cracovia. Durante la mattinata abbiamo fatto una piccola assemblea nella sala reception, dove abbiamo parlato di questa esperienza. Dopo, siamo andati tutti e 500/600 i partecipanti a questo progetto in piazza per un flashmob.

Per pranzo ci siamo fermati insieme a Lucrezia, Manila e Francesca, una ragazza di Nardò, in un ristorante nelle vicinanze della piazza Rynek Glówny (un pasto completo costa circa 10 euro). Nel primo pomeriggio, ci siamo avviati di nuovo verso l’Auditorium Maximum, dove abbiamo avuto un’assemblea plenaria.

Dopo gli interventi dei presidenti delle associazioni, la parola è passata a noi partecipanti, tra cui, Lucrezia che con tanto coraggio davanti a 500/600 persone ha raccontato in 2 minuti la sua esperienza in questo viaggio.

Rientrati in ostello, siamo nuovamente usciti per andare a cenare e per il post serata, abbiamo scelto di passeggiare per le vie circostanti Rynek Główny, spendendo gli ultimi zloti rimasti io, in “Grzane Piwo”, la birra calda tipica polacca e le ragazze in thè e dolcetti.

“Nel complesso Praga e Cracovia non hanno deluso le aspettative, anzi le hanno superate. Il progetto a mio parere è riuscito, moltissime le attività di aggregazione, educative e culturali. In ogni caso un’esperienza che va vissuta almeno una volta nella vita perché tocca temi sensibili, come quelli della giustizia sociale, della legalità e dei diritti civili.”

Stefano Carrafa

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