Antonio Simone: «VEGLIE: EFFETTO ELLY?»

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«Un invito a chi condivide l’idea di una società aperta e inclusiva prima di ritornare nel baratro dell’indifferenza»

Lettera di Antonio Simone:

Faccio il pendolare tra Veglie e Lecce, per ragioni di famiglia e professionali, ogni tanto, la carne è debole, mi trattengo più del dovuto per “annusare” ciò che si dice in paese soprattutto in politica, arte da me forse sopravvalutata, ma che quando ti agguanta difficilmente ti molla per il resto della vita.

Insomma la politica è una brutta bestia e io ne so qualcosa. Quindi lungi da me l’idea di pontificare sull’argomento e di dare patentini su chi ha diritto o, al contrario, a chi sarebbe precluso oggi di esercitare e coltivare una passione genuina, sia che si condividano le idee, sia che quelle idee le si avversino.

A breve si tornerà alle urne, si deciderà chi governerà per i prossimi anni il nostro amato e dormiente paese, che, a detta dei più, attraversa da tempo un periodo di apatica involuzione, in progressiva discesa dai tempi in cui sembrava essere un punto di riferimento per tutto il nord salento, oggi ampiamente superato da altre realtà locali, ben più motivate e frizzanti da un punto di vista imprenditoriale, culturale e amministrativo.

Quindi mi aspetto una gran voglia di cambiamento, ci sarebbero le condizioni, esempi nazionali, dove si va verso una polarizzazione del consenso, piattaforme più chiare e determinate: la destra di Meloni, la sinistra di Elly. Due donne, due diverse visioni della società. Entrambe coraggiose, entrambe con un chiaro progetto politico in testa, comunque riconoscibile, identitario, non confuso.

E allora, prima che sia troppo tardi, prima che vada in onda l’ennesimo sequel di “uno contro tutti!”, prima che i nostri piccoli capi gruppo locali, detentori di qualche pugno di voti buoni per ogni minestra riscaldata, approfittando della melassa in cui i più si impantanano, autoproclamino, direttamente o per interposta persona, ancora una volta, sé stessi amministratori della nostra Veglie, e, quindi, determinino di fatto il futuro della comunità, pur senza averne un’idea o un progetto di sviluppo. Prima di tutto ciò, prima di affondare nel baratro dell’indifferenza e del dejavu rassegnato, proviamoci.

E allora, mi rivolgo alla mia parte politica, a quelli che condividono l’idea di una società aperta e inclusiva, a chi, in questo momento, ha l’onere di portare avanti le rivendicazioni locali di una sinistra democratica e progressista.

Lasciate stare le chiacchiere da piazza, gli inviti lusinghieri, le riunioni finte segrete, il TAVOLO DELLE TRATTATIVE (!), dove si fanno e si disfano le maggioranze e le giunte in un batter di ciglia.

Lasciate perdere questa rappresentazione teatrale e, senza timore, cercate risorse umane veramente disinteressate, generose che abbiano a cuore il paese e che si riconoscano in un programma politico omogeneo e condiviso, da realizzare con spirito volontaristico, e che abbia un unico obiettivo: il bene della comunità, e non la conquista (illusoria) del potere.

Antonio Simone

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