Costituito a Veglie un comitato territoriale per il No al taglio del Parlamento

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Dott. Pasquale Cirillo: «Per la Costituzione fare vincere il NO nel prossimo referendum costituzionale»

Lettera del dott. Pasquale Cirillo:

Il governo ha costretto la maggioranza parlamentare a imporre il voto in un unico appuntamento elettorale per le regioni, per i comuni, per le supplettive dei parlamentari e per il referendum costituzionale, nelle giornate del 20 e 21 settembre.

La forzatura del voto referendario per il taglio dei parlamentari, nascosto in un unico appuntamento elettorale mischiando argomenti diversi, non consentirà agli elettori di votare consapevoli sul vero oggetto del voto referendario sul ruolo del parlamento, centrale nella nostra Costituzione, perché sono campagne elettorali distinte con argomenti diversi.

Il Movimento 5 Stelle, nato con una vocazione a favore dei referendum e della democrazia diretta, dovrebbe essere favorevole per primo ad informare gli elettori per consentire loro di scegliere sulle materie oggetto di voto.

Tanto più è necessario decidere informati se si tratta di cambiare la Costituzione. Per questo c’era da aspettarsi che il M5S avrebbe preteso di fare conoscere l’argomento, motivando il taglio del 36,5% dei parlamentari, chiedendo un voto a favore limpido, a sé stante. A meno che la vera motivazione non sia quella di Casaleggio jr che è arrivato a prevedere il superamento del parlamento tra qualche lustro. Quindi mettere sotto tiro composizione e ruolo del parlamento potrebbe essere la premessa per la sua scomparsa, magari per lasciare il posto a piattaforme opache e di parte come quella Rousseau. Tutti hanno il dovere di dire la verità sul significato del taglio.

Promuovere un appuntamento elettorale unico, mischiando argomenti diversi nel voto pur di portare più elettori a votare per il referendum, conferma che ci si è resi conto che il taglio del parlamento non riesce a mobilitare e quindi c’è il timore che con pochi partecipanti al voto i No possano vincere il referendum.

L’election day è conseguenza della paura di perdere.

Le ragioni del taglio dei parlamentari restano povere, inadeguate. Si parla di un risparmio al limite del ridicolo di fronte alle decine e decine di miliardi già decisi di spese extra e di altre che arriveranno per affrontare la crisi sanitaria e le sue conseguenze occupazionali ed economiche. Risparmi gonfiati pur di dargli un significato che non possono avere, arrivando a moltiplicare per 10 anni un risparmio gonfiato pur di raggiungere la cifra di un miliardo.

Anzitutto la democrazia ha dei costi per fare funzionare la rappresentanza parlamentare dei cittadini. Tagliarla compromette la potenzialità di avere una rappresentanza parlamentare adeguata. Certo oggi funziona male ma la responsabilità non è solo di un parlamento di nominati dall’alto, ma dei partiti che decidono nelle segrete stanze chi deve stare in parlamento, tagliando fuori dalle scelte i cittadini che così non sono veramente rappresentati, perché gli eletti non rispondono a loro.

Tagliando il parlamento di oltre un terzo i cittadini saranno meno e peggio rappresentati di oggi, perché da molti anni le leggi elettorali non hanno cercato la rappresentanza migliore ma quella più fedele e manovrabile.

Il taglio del parlamento colpisce duramente l’architrave della democrazia: il parlamento, cioè la rappresentanza dei cittadini, che può e deve essere migliore di quella attuale. Elettrici ed elettori hanno interesse ad avere una rappresentanza efficace attraverso la quale esprimere i diversi punti di vista.

Difetti di funzionamento nella democrazia italiana ci sono, gravi responsabilità le hanno i governi che evitano il confronto in parlamento per imporre con decreti, voti di fiducia e ora anche con i dpcm le proprie scelte al parlamento, rovesciando di fatto la gerarchia istituzionale prevista dalla Costituzione.

Il Parlamento dovrebbe essere l’architrave istituzionale del nostro paese, mentre gradualmente è diventato subalterno alle imposizioni del governo e dei capi partito, lasciando spazio a forti processi di centralizzazione e di personalizzazione della politica, una strada aperta da Berlusconi 20 anni fa, purtroppo seguita da altri, anche a sinistra, al punto che ormai è diffusa.

Va denunciato con forza che si stanno preparando le premesse per una svolta presidenzialista, storico obiettivo della destra, che oggi lo ripropone con raccolte di firme ed altre iniziative che preparano il terreno ad altri stravolgimenti costituzionali.

Gli apprendisti stregoni che hanno proposto il taglio del parlamento, gli opportunismi che lo hanno subito perché hanno scelto di non condurre una limpida battaglia politica per bloccare questa grave deriva populista, stanno preparando il terreno per la destra, perché al taglio dei parlamentari seguirà un ulteriore indebolimento del parlamento che potrebbe indurre a forzare la mano per andare al voto politico anticipato per conquistare la maggioranza in parlamento, tanto più che la riduzione degli eletti e la legge elettorale fatta approvare da Calderoli della Lega è pronta ad entrare in vigore.

Potremmo avere il paradosso che il taglio del parlamento, visto da alcuni come un elisir di lunga vita per il governo, in realtà potrebbe aprire la strada ad elezioni anticipate, senza dimenticare che chi governerà gestirà ingenti risorse italiane ed europee e quindi sono in campo grandi interessi economici.

Poco sembra importare se regioni con il doppio degli abitanti o i 4,5 milioni di italiani all’estero avranno meno rappresentati al senato del solo Alto Adige, che ha poco più di un 1.000.000 di abitanti, mentre la destra italiana, che ha forti componenti illiberali, tenterà di conquistare ad ogni costo la maggioranza per mettersi nelle condizioni di eleggere il futuro Presidente della Repubblica, che così diventerebbe non più garante della Costituzione e dell’equilibrio tra i poteri ma il capo della parte politica che ha conquistato la maggioranza.

Il taglio del parlamento non fermerà la destra e prepara lo smottamento verso il presidenzialismo e l’irrilevanza politica di chi l’ha promosso.

Le altre forze democratiche presenti in parlamento e fuori debbono sapere che il taglio del parlamento non aiuterà il decollo di una nuova fase politica.

Solo un grande timore, ai limiti dell’irrazionale, può spingere ad appoggiare scelte come questa che consoliderà sugli altri partiti della maggioranza l’ombra del capovolgimento di posizione -senza mai averne dato una reale motivazione -che ha reso possibile l’approvazione del taglio del parlamento nella quarta lettura parlamentare.

Il pericolo di una fase politica che può offrire alla destra l’opportunità di tornare al governo nel modo peggiore dovrebbe imporre a tutti un rinsavimento. Non si cambia la Costituzione, tanto più sul ruolo del Parlamento, senza prendersi una grave, storica, responsabilità che può portare a snaturarla, a cambiarla radicalmente.

Eppure nel programma del centro sinistra era stata definita la Costituzione più bella del mondo.

Ci sono ragioni importanti se l’Anpi ha preso una posizione contraria e prepara una posizione per il No in cui spenderà figure di grande prestigio.

Per respingere questa deriva basta votare No, per la Costituzione contro il populismo e l’opportunismo e dovranno farlo tutte le persone che non hanno interessi da difendere ma solo forti convinzioni, organizzando la campagna per il No.

Anche importanti soggetti collettivi si stanno schierando, come l’Espresso, come partiti presenti in parlamento (Sinistra italiana, radicali) e non presenti come Rfc, Pdci, Azione ed altri.

Dobbiamo fare appello alla mobilitazione delle coscienze in nome della Costituzione chiedendo di votare No. Basta fare vincere il No per bloccare questa controriforma.

Il Governo dovrebbe comunque garantire una puntuale e diffusa informazione alle elettrici e agli elettori su cosa i cittadini verranno chiamati a decidere, come del resto recita un Odg approvato dal Parlamento.

Populismo ed opportunismi vari rendono più difficile la vittoria del No, tuttavia l’arroganza del Si è intaccata per l’entrata in campo di soggetti nuovi, di personalità che non hanno timore di dichiarare le loro posizioni, di condurre una limpida battaglia politica senza interessi personali da difendere ma solo per profonde convinzioni. La vittoria del Si non è più così sicura, il populismo che punta a sfasciare tutto è in difficoltà e la vittoria del No può essere la svolta decisiva per garantire che il futuro confronto politico resterà dentro la nostra Costituzione, bloccando futuri stravolgimenti.

Non sarà facile ma la vittoria del No è possibile.

Dobbiamo impegnarci tutti per realizzarla, per questo l’appello a tutte le persone che non si rassegnano a subire questa imposizion per costruire insieme una reazione politica che faccia vincere il No nel voto.

dott. Pasquale Cirillo

9 agosto 2020

 

Il quesito referendario approvato dalla Corte di Cassazione è il seguente:

Approvate il testo della legge costituzionale concernente “Modifiche degli articoli 56, 57e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari” approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana –Serie generale –n. 240 del 12 ott. 2019? 

NO

1 COMMENT

  1. Il referendum non è “nascosto”, è alquanto palese e oltretutto diffuso dai mezzi di informazione televisivi. Il cittadino è consapevole del contenuto e della mission del referendum. Si avranno meno poltronari e ovviamente meno voltagabbana, il papiro che avete postato potevate renderlo più sintetico , un copia incolla di qua e di là.

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