prof. Antonio Greco: «ACCOGLIENZA, DIPLOMAZIA ED ALTRO»

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«ACCOGLIENZA, DIPLOMAZIA ED ALTRO»

Lettera del prof. Antonio Greco a seguito del Consiglio Comunale di Veglie del 23 Marzo 2022

VEGLIE – Questa mattina, 24 marzo 2022, sono stato sollecitato a riascoltare la registrazione del >>>Consiglio Comunale di Veglie<<< tenutosi ieri sera. C’era un motivo: sono stato chiamato in causa dal sindaco.

Paladini è in carica da sette anni, è in consiglio comunale da 22 anni ma ancora non conosce la responsabilità della continuità amministrativa e non sa cosa significa documentarsi prima di intervenire in una pubblica istituzione.

Mi accusa, in quanto ex-assessore, di un atto amministrativo del 2013. Ma nel 2013 non ero assessore. Mi sono dimesso nel novembre 2012. Tocca a lui spiegare ai cittadini cosa ha fatto per rendere operativo il richiamato atto del 2013, perché lo ha dimenticato o trascurato dopo sette anni come sindaco. Anni vuoti e disastrosi, che si distinguono per aver farfugliato alibi sbagliati e riferimenti fuori tempo. Ma perderei il mio tempo se dessi retta a questa chiamata in causa.

Scrivo perché l’occasione banale mi ha consentito di ascoltare il dibattito sul primo punto all’o.d.g. del Consiglio avente per oggetto: “Guerra in Ucraina. Solidarietà con il popolo ucraino e voti per la soluzione pacifica della controversia”. Due interventi (Milanese e Cipolla) mi sembra che meritino attenzione.

Sintetizzo: va bene la solidarietà al popolo ucraino. È facile ed auspicabile trovare le forme per esprimere “l’impegno del Comune di Veglie a fare il possibile per accogliere quanti fuggono dalla guerra”. Rimane retorico, invece, perché senza strumenti attuativi, il dovere di “attenzione alle problematiche internazionali e (il dovere di) promuovere il dibattito politico”. Condivido il fatto che la via diplomatica è un importante strumento di risoluzione delle controversie internazionali, ma non è l’unico, come sembra sostenere l’o.d.g..

Non ho da insegnare nulla a nessuno ma non posso tacere su alcune mie convinzioni vissute. Condivido totalmente il pensiero di Papa Francesco espresso, particolarmente in questo mese, sulla invasione della Ucraina da parte di Putin.  Sono stato obiettore fiscale alle spese militari. Dopo un mese di sangue e distruzioni ripugnanti, vista la poca efficacia della via diplomatica, sostengo la proposta di andare a Kiev, o comunque in Ucraina, a dire in silenzio: non sparate più. Credo nella la creazione di una interforze umana che si frapponga tra i due contendenti. Sono tra coloro che auspicano e invitano il papa ad andare fisicamente in Ucraina, insieme al Segretario dell’Onu, subito, alla testa di un popolo di europei disarmati. Io ci sono, se l’età me lo consente.

La complessità della situazione, oltre alla testimonianza personale, richiede altri tre importanti strumenti “politici” per la risoluzione dei conflitti internazionali e locali:

  1. la soluzione nonviolenta dei conflitti: un patrimonio di idee e di tecniche su cui si sono formate generazioni di pacifisti mai rassegnati a subire la prevaricazione degli aggressori e dei preponenti da mettere in atto. Utopia? No. Pochi giorni fa è stata presentata a Veglie l’esperienza dell’Arsenale della pace di Torino, fondata da Ernesto Olivero, che vive sulla verità elementare secondo cui “il ricorso alle armi non è mai la soluzione”.
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  2. l’impegno e la lotta per bandire le armi, soprattutto quelle nucleari. Anche l’idea dell’uso delle armi per difendersi, con la spada di Damocle delle armi nucleari sulla testa, rende obbligata la strada del disarmo. Ma intanto anche noi, nel nostro piccolo, siamo scivolati, quasi senza accorgercene e senza soluzione di continuità, in un’“economia di guerra” – l’espressione è di Draghi. Il 16 marzo alla Camera è successo qualcosa che mai ci si sarebbe aspettati da una classe politica attenta e lungimirante, capace di far tesoro di una pandemia che ha rivelato le carenze strutturali della spesa pubblica per il sistema sanitario, il sostegno alle famiglie, la scuola pubblica, la cooperazione e, non ultima, la tutela ambientale: una maggioranza di 391 deputati di Pd, Fratelli d’Italia, Italia Viva, Movimento 5 Stelle e Forza Italia ha votato a favore di un Ordine del Giorno collegato al “Decreto Ucraina” (testo integrale su bit.ly/3MYg9Tl), presentato da un leghista, che chiede l’aumento progressivo della spesa per la Difesa fino al raggiungimento dell’obiettivo del 2% del Pil entro il 2024. Significa, secondo i dati dell’Osservatorio Mil€x, una crescita costante dai 21,5 miliardi del 2019 ai 25,8 previsti per il 2022 soprattutto per l’aumento dei fondi per nuovi armamenti balzati da 4,7 a 8,2 miliardi di euro.
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    Non è il caso di spiegare perché il provvedimento del 16 marzo non ha nulla a che fare con la drammatica situazione dell’Ucraina. Il provvedimento è solo la ricerca di un consenso politico in direzione militarista, non so quanto costituzionale, che ha fatto dichiarare con allegria a un Sottosegretario alla Difesa che con quel provvedimento “non ci diciamo più che con un F-35 si costruiscono cento asili, ma che con l’F-35 ne proteggiamo migliaia”. Si è mai chiesto il sottosegretario se con gli F-35 si proteggono i poveri o i volponi che costruiscono le armi nel mondo? E ha mai visto poveri che costruiscono armi?
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    Una diffusa retorica con l’elmetto (comoda, semplificatoria, politicamente vantaggiosa), orchestrata in maniera interessata da chi sta già contando le montagne di soldi in arrivo per questa decisione, ci sta prendendo il cervello. Resta da capire come le casse dello Stato possano permettersi 12 miliardi in più all’anno per soldati e armi.
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  3. C’è un terzo strumento, per me fondamentale, per risolvere le controversie internazionali, a nostra portata. Senza trascurare l’importanza dell’ONU, della UE e del Parlamento, se non vogliamo che il caos ci inghiottisca di nuovo dopo 77 anni dalla II guerra mondiale, se non vogliamo che l’oceano insondabile di irrazionalità, di ferocia, di stupidità, di ignoranza e di desiderio di morte ci travolga, l’impegno essenziale anche per un ente locale è rappresentato dall’impegno serio per la cultura e l’istruzione di un comune. Non sono la stessa cosa. La istruzione è la scuola. La cultura non è qualcosa di libresco, ma è senso del mondo e della storia. La cultura è un alfabeto necessario quando ci si misura con una realtà globale e differenziata come la nostra.

Se allargo lo sguardo oltre l’ordine del giorno sull’Ucraina approvato ieri del consiglio comunale, lo scenario nazionale e locale è sconfortante. È vero, gli ideali di pace sono molto più diffusi oggi di un secolo fa, ma le prospettive di guerra e di odio sono a vari livelli accettate, guidano investimenti e scelte economiche, si inseriscono nelle logiche di forza e di prevaricazione. Sembrano esserci quasi due piani diversi: quello della sensibilità etico-politica media, in cui i valori democratici e di pace sono molto radicati, e quello in cui cresce l’incultura e l’istintualità primitiva.

Un piccolo esempio, banale quanto volete, di questo doppio livello si trova nella discussione sulla interpellanza all’ultimo punto dell’ordine del giorno del consiglio comunale di ieri, in merito ad un appalto affidato ad una ditta il cui responsabile è il figlio di un consigliere comunale. Pace in Ucraina ma guerra in consiglio.

Senza entrare nel merito della vicenda, si può usare una istituzione anche solo per chiarire conti o faccende familiari?

 24 marzo 2022

Antonio Greco

P.S. Dopo il mio intervento del 1 ottobre 2021 sulla raccolta dei rifiuti, per rispondere alla domanda: “Dove va questo paese?” ho preparato altre due schede. La prima: su “cultura e istruzione a Veglie”. La seconda: “Sviluppo locale e innovazione a Veglie dal 1994 ad oggi”. Critica ma anche ricerca e proposte.

Prossimamente saranno pubblicate su queste pagine allo scopo di aprire una discussione aperta su questi importanti temi.

 

24 marzo 2022

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