“VIAGGIO NELL’ARTE” Collettiva di pittura di Cecilia Omaggio presso la Galleria Maccagnani a Lecce

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VIAGGIO NELL’ARTE

Collettiva di pittura di Cecilia Omaggio da Mercoledì 11 a Venerdì 20 dicembre 2019 presso la Galleria Maccagnani a Lecce

Continua con successo la collettiva di pittura “Viaggio nell’Arte” di Cecilia Omaggio, inaugurata Mercoledì 11 dicembre 2019 presso la Galleria Maccagnani – corso Vittorio Emanuele II a Lecce curata dal Centro Culturale d’Arte “Cosmopolitan Art Center” di Veglie, nella persona del suo Direttore Remo Coppola.

Resterà aperta fino a Venerdì 20 dicembre dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 16 alle ore 21.

La collezione qui presentata si divide in due filoni narrativi diversi eppure complementari.

Le opere assumono la natura e il reale, come pretesto per un racconto intimo e di stati d’animo accuratamente celati; in alcuni di esse, l’elemento narrante è costituito dalla luce che ritaglia, all’interno della composizione, uno spazio proprio e caratterizzante: lampioni o improvvisi raggi di luce che, penetrando lo spazio, creano atmosfere articolate e spazi spirituali di metamorfosi e sembrano anelare ad un processo di catarsi.

[…] Pur nella loro estraneità, gli elementi risultano perfettamente inseriti nella visione d’insieme, come fossero parte della natura stessa che li accoglie e li ospita.

È su quel vuoto, su quell’assenza, su quel suggerimento che l’artista rivela la sua ricerca interiore, crea spazi di possibilità e cuce un racconto che coinvolge lo spettatore in possibili rispecchiamenti, sottintendendo ipotesi possibili.

Altro elemento caratterizzante è il silenzio diffuso e una sensazione di atemporalità che accentua le aspettative, sottolineata dagli elementi inseriti; l’atmosfera si fa meditativa accompagnata dal turbinare della tecnica e delle pennellate che risultano estremamente avvolgenti e a tratti impalpabili.

[…] La seconda narrazione è costituita dalla serie dei ritratti.

Qui il ritmo cambia, l’elemento caratterizzante è costituito dall’essenzialità del tratto; le fisionomie sono affidate alla monocromia del bianco e nero e della linea di contorno che crea un’immagine grafica prima ancora che pittorica in senso stretto. Tuttavia, Cecilia Omaggio non è un’artista che sembra cedere all’omologazione e alla ripetizione nemmeno di se stessa, ribalta i paradigmi dell’immagine-soggetto attraverso il colore che esplode e include il soggetto stesso senza tuttavia alterarne l’essenza.

Il segno è sicuro e senza ripensamenti; traccia, in lato sensu, la personalità del soggetto ritratto, raccontandone l’inconscio. Ne risulta una pittura allusiva in cui il costante dinamismo e lo stridente contrasto tra monocromia e policromia, si bilanciano a creare un tutt’uno concettuale invitando lo spettatore ad andare oltre l’oggetto raffigurato, a scavare tra le pieghe dell’immaginario.

Nel complesso, le due narrazioni si completano e si bilanciano, tra reale e immaginario, metamorfosi e ricerca, si innesca un gioco di rimandi emozionali, tra silenzi ed esplosioni di luce, presenze possibili e assenze dolorose, tra spazi onirici e spazi reali ai quali tenersi agganciati per non perdersi. (Cecilia Omaggio di Stefania Maggiulli Alfieri, Sociologia dell’Arte e Critica)

I colori sono quelle presenze per le quali vale sempre…“l’osare d’arte”.

E in certe opere queste entità viaggiano davvero libere sulla superficie delle cose, assumendo profili di corpose matericità o diluendosi in aree cromatiche eminenti. Spasmodicamente esse seguono impronte fresche e si agitano cibandosi di gesti istintuali, fiutando percorsi creativi ancora non tracciati. Diventeranno, a breve, sentieri ben individuati che aprono ampi spazi al confluire di suadenti ‘brezze’ sensazionali o preparano alti argini per affrontare torrentizie appassionate ‘rivoluzioni’ di segni. Rappresentano il risultato di lunghi tempi di meditazioni, analisi, sperimentazioni, studi; è “l’effetto di affetti vissuti”, così li chiamo.

Il rispetto e la coerenza della propria esperienza artistica, in un certo senso, con-formano l’esistenza indicandone il cammino, più di quanto si possa pensare e le opere di Cecilia Omaggio a questo conducono. Non rimane neanche un triangolo di azzurro fra i rami, ora l’aggrovigliarsi delle fronde fa pesare le chiome come nubi minacciose.

E quando appare il bosco, s’incupisce il cielo dando ragione alla stradina centrale per la fuga geometrica del ‘senso’. Non è più il luogo adatto per rimanere, abbiamo già pensato, dobbiamo andare via! Cecilia Omaggio indica la via d’uscita, ma si compiace dell’attraversamento lento, anzi provoca pause, silenzi, soste.

[…] Compare allora una sedia per sostare un solo istante, una poltrona per meditare, una panchina per osservare, ed intorno la serie di fitti alberi come entrate a cupe gallerie, si susseguono con le loro chiome che si inerpicano per continuare l’assedio di profonde labirintiche prospettive. Solo a pochi punti luce sospesi si lascia la possibilità di far percepire le strategie di superamento dal bosco/esistenza. Surreali infatti i lampioni cittadini che, con sedie e panchine, sono i “soggetti” utili per l’educato invito al silenzio e all’attesa meditante.

[…] Scorre il filo del tempo/colore e Cecilia Omaggio cuce con tratto “grosso” le superfici, come le sensazioni che cattura, tenendole salde al piano dei suoi pensieri/desideri.

In effetti il ‘luogo’ della conoscenza esiste, ed è quello che ognuno di noi ricerca quando muove emozione dal mondo al sé, nella continuità di un “io” curioso, capace di errare sublimando… erranza. (“L’enigma della realtà” di Paolo Marzano, Critico d’Arte)

Il viaggio artistico di Cecilia Omaggio, continua nella sua normale ed esclusiva narrazione, evidenziando con forza un percorso fatto di spazi simbolici dai quali prende vita la su primogenitura artistica.

Il Bosco, con il suo aspetto inestricabile, selvaggio e oscuro emerge in ogni racconto sia Fiaba o Mito, rappresenta un’allegoria del cammino della vita e del coraggio necessario per affrontarla. E’ uno spazio fatto di contraddizioni, al contempo attrae e inquieta, nutre e priva, conforta e minaccia, offre scorci d’intimo raccoglimento e disorienta con l’idea della sua sterminata estensione.

Cecilia Omaggio, questo bosco ha deciso di attraversarlo; ecco, allora, che i suoi primi boschi fitti di vegetazione e oscuri, li troviamo abitati da simboli ricorrenti come: la poltrona rossa, la sedia (fondo rosso), la panchina, i lampioni illuminati oggetti questi, immersi a volte in oscure vegetazioni e lì stessi, a volte illuminati da isolati lampioni, luce necessaria a disperdere la nebbia dell’anima, le incertezze e le paure.

[…] La struttura delle opere fanno specchio al conflitto della sua anima, così come c’è in ogni individuo, quindi, dove esiste un oggetto d’amore abbandonato, lì, si sviluppa una lotta interna tra salvarlo e distruggerlo, amarlo o odiarlo, farlo vivere o condannarlo a morte, o premurosamente prendersene cura.

Ecco allora che il cammino dell’artista passa in un così breve tempo, da un fitto e oscuro bosco, a quello, illuminato dalla luce di un lampione, per poi passare a una rappresentazione fatta di fasci di luce naturale, morbida e delicatamente sfumata, che con religioso pudore illumina lo spazio circostante, quasi a dimostrare un sentirsi maggiormente libera e sicura.

La Luce rischiara l’oscurità, la Luce illumina l’ignoto.

[…] Il Viaggio continua, l’artista rovista tra le sue cose, contenitore di memorie alla ricerca di sempre  nuove e appaganti emozioni, ecco allora che il cuore si posa sull’immagine e precisamente sui volti, ma solo per rapirne loSguardo”.

Lo Sguardo è luce, e uno strumento di comunicazione straordinario, che consente di vivere qualsiasi esperienza donando nello stesso preciso istante emozioni uniche, dense di desideri, passione, quali codici luminosi che bruciano le parole.

I volti in chiaroscurali tendono a voler nascondere la fisicità del corpo per instaurare un solo dialogo attraverso la finestra dell’anima: “Lo Sguardo”, che adornato da chiome fluenti di fili colorati copre l’intimità dei pensieri, come i fili di Arianna, necessari a liberare intime emozioni.

L’Arte di Cecilia Omaggio rappresenta il desiderio di contribuire a far risvegliare le forze creative che giacciono sopite e diffondere attraverso le sue opere un immaginario al femminile legato alla connessione profonda con la ciclicità della natura.

L’Arte di Cecilia Omaggio segue un Filo logico; Filo di speranza, Filo di luce, Filo d’erba, Filo d’acqua che sussurra Bellezza, Speranza e Amore. (“Viaggio nell’Arte” di Remo Coppola, Direttore Centro Culturale d’Arte e curatore della mostra)

Nel silenzio della notte, la luce squarcia le tenebre del nulla per far sbocciare la creazione.

Nelle opere di Cecilia Omaggio si nota, sin da subito, un’apparente dialettica tenebre-luce mettendo in risalto maggiormente la luce quale segno del Vero.

L’artista, con la sua Arte, vuole senza alcun dubbio rendere omaggio alla Vita, spezzando le catene (buio) che ci imprigionano spesso nella solitudine e ci impediscono di intravedere la bellezza della natura quale dono, “soffio” di luce e “trama” di Speranza.

Gli squarci di luce che si notano in alcune sue opere sono simbolo di protezione che l’Autore della Vita dona alle sue creature. […] Con i suoi oggetti in “attesa” cattura lo sguardo sul Tutto in piccoli frammenti quali “prigionieri della Speranza” lì dove si affaccia la notte della solitudine e della incomunicabilità.

Cecilia Omaggio, “guerriera della luce”, comincia il suo viaggio artistico senza “bisaccia” per poi indossare le ali del “posso farcela” vincendo il silenzio con esplosioni di luce per ricomporre i tasselli del Tutto in un orizzonte comune in grado di dare sapore a ogni cosa.

Nelle sue opere si determina un gioco di spogliamento e d’irradiazione; così, il messaggio che l’artista, nella totalità della sua Arte, vuole rievocare è lo splendore della “kènosi” e far trasparire con la luminosità dei colori l’unità fra i frammenti e il Tutto.

Con le sue pennellate intense e delicate, Cecilia Omaggio “ferma” sulla tela l’odore dei campi di giugno e il cader fragile delle foglie in autunno, così come la bellezza della primavera e il silenzio dell’inverno; esprime, in maniera densa, come il Tutto si offre, anche nel frammento dell’Arte, a chi osa sognare ed essere “mendicante di Speranza” nella storia. (“Dal buio alla luce” di Andrea Coppola, Dottore in Scienze Religiose)

Il Direttore del Centro Culturale d’Arte

“Cosmopolitan Art Center”

Remo COPPOLA

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