DONATO VESE: «A PROPOSITO DI POLITICA…»

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«…non necessariamente parlando di politica ma di rifiuti»

“La Politica ha la responsabilità del dialogo con la comunità di riferimento”

Lettera di Donato Vese

Prendendo spunto da una recente lettera pubblicata su questo sito, in cui si mostrano alcuni rifiuti gettati a iosa vicino dei cassonetti, a me viene in mente di dire che: i cittadini in questione più che “le regole della convivenza civile” hanno dimenticato (per strada) i materassi del letto.

Purtroppo i diritti civili che oggi si invocano a sostegno del comune sdegno sono solo quelli affidati alle foto postate su questo sito come può essere, del resto, questa mia lettera. Carta. Anzi neppure quella. Se fosse tale, peraltro, diverrebbe anche essa, prima o poi, un rifiuto. Tuttavia io non sono un politico.

La politica spesso dimentica una funzione fondamentale di cui essa è investita: la responsabilità del dialogo con la comunità di riferimento. Questo dialogo è basilare per la profusione del senso dell’appartenenza ad un luogo, come un territorio, una città, un comune. Un dialogo che non è, non può solo essere, il luogo ‘comune’ per la riprovazione degli errori altrui. È, deve essere, qualcosa d’altro. Come dicevo, non necessariamente coincidente con la mancanza del senso civico, il quale, non ci si avvede ma è lo stesso senso venuto meno nel momento stesso nel quale la politica ha deciso di non dialogare con quelle parti della civitas che oggi etichettiamo come incivili.

È senza dubbio corretto quando si dice che è responsabilità di ogni cittadino di denunciare le inciviltà altrui. Ed è ben vero che la polizia urbana e le società di pulizia nonché tutti gli altri enti, compresi quelli politici, come parti sociali, debbano cooperare e compiere la propria opera. Ma è altrettanto vero che il politico, in quanto tale, ha la parte più importante.

Anche il Direttore di questo giornale, Fernando, semmai pubblicherà la presente lettera, avrà rinunciato a servire un cliente nella sua bottega per svolgere il suo personale (e non retribuito) compito sociale di informazione per la comunità di Veglie, ma ciò non lo esime dal suo lavoro, che è un altro. Anche io in fondo ho sottratto un poco del tempo alle mie letture per scrivere questa lettera. Anche i lettori, infine, semmai leggeranno queste quattro righe, avranno sottratto una piccola parte al loro prezioso tempo.

Il fatto è un altro: chi fa politica, anche chi milita solo per passione, non può parlar di cose diverse quando si affrontano i problemi della comunità in cui svolge questo ruolo, che non siano i medesimi problemi della comunità. Il problema della nettezza urbana e dei rifiuti per cui oggi ci si indigna solo guardano pubblicando o commentando le foto dei medesimi, non può diventare il discorso sulle inciviltà e le irresponsabilità altrui in merito alla nettezza urbana di un comune.

Evidentemente non può diventare solo la denuncia del cittadino per l’altrui inciviltà. Non può essere addossato solo al sindaco o al parroco per non aver fatto il loro dovere; né può colpire il povero spazzino che non ha pulito o magari ha pulito male.

Può essere, mi chiedo, anche l’assenza della politica e dei suoi esponenti? Può essere che la politica, anche se presente e volenterosa, usi i mezzi sbagliati per fare politica?

Capisco che nell’era della tecnica della “comunicazione a distanza” si senta l’impellente necessità di dialogare in questo modo, dello stesso modo del quale anche io oggi faccio uso per sollevare questo problema. È innegabile. Ma mi chiedo: è il mezzo giusto o, quanto meno, adeguato per il problema invocato? Quale intento comunicativo avrà? Quello di far sapere che in una data via di un dato comune ci sono dei dati rifiuti?

Senonché: L’incivile diverrà veramente più civile acquisendo coscienziosità che i rifiuti non si gettano per strada? Il cittadino denuncerà realmente quell’incivile che, non essendosi redento dall’inciviltà del gettare i rifiuti per strada, avrà comunque gettato i rifiuti per strada? Il parroco e il sindaco andranno sul serio a raccogliere i rifiuti di quell’incivile il quale, non essendosi redento né essendo stato denunciato dal civile, ha comunque gettato i rifiuti per strada? E il politico? Il politico, nondimeno, andrà a raccogliere i rifiuti dell’incivile il quale, non essendo stato fermato dalla sua morale né dal cittadino ‘perbene’ né dal volenteroso sindaco e né tantomeno dal misericordioso parroco, avrà comunque gettato i suoi rifiuti per strada?

E il sottoscritto, come studioso del diritto, avrà correttamente interpretato i diritti e i doveri dei cittadini di una comunità locale, sensibilizzando gli stessi a non gettare indiscriminatamente i rifiuti per strada o per i campi perché si tratta di un’opera immorale ancorché illecita?

La risposta probabilmente è no. Infatti mentre scrivo qualcuno starà gettando sicuramente l’ennesimo materasso.

E alla possibile risposta a questa mia lettera del politico di turno, ove ci sarà, i materassi saranno diventati due, tre, quattro, cento, mille, un’infinità.

Donato Vese

 

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